Il Palazzo, attuale sede della Provincia di Biella, ha avuto una storia affascinante che risale a secoli passati.
In precedenza, infatti, ha ospitato l’Ospizio di Carità, un’istituzione fondamentale per la comunità locale. Il palazzo ha vissuto numerosi eventi storici che gli hanno conferito un ruolo di grande importanza, facendolo diventare un punto di riferimento significativo per la città. Tra il XVIII e il XIX secolo, il suo ruolo nella vita sociale e culturale di Biella è stato cruciale, testimoniando l’evoluzione delle necessità della popolazione e diventando simbolo della trasformazione della città stessa.
Con l’arrivo dell’era industriale, il vecchio Ospizio di carità, nato nel 1718, si è trasformato in un vero e proprio centro di arti e mestieri, una fucina creativa. Sebbene ci sia stato un periodo in cui l’edificio è diventato un simbolo di un passato ormai dimenticato e trascurato, con l’istituzione della Provincia di Biella, nel 1995, l’edificio è rinato, ritrovando gradualmente il suo vigore.
Questo palazzo, che ha ospitato un’istituzione filantropica che affonda le sue radici in secoli di storia, è ricco di vicende umane e culturali che ci parlano attraverso la sua architettura complessa in cui il talento e la creatività dei diversi progettisti sono riusciti a fondere la ricerca di valori formali austeri e duraturi con le necessità pratiche di una struttura pensata per offrire assistenza materiale e opportunità di lavoro a centinaia di ospiti. Le vicende dello Spedale, poi Ospizio di Carità che fa parte di una serie di edifici storici destinati all’assistenza pubblica, si intrecciano con quelle della terra piemontese e di casa Savoia, ma, soprattutto, offrono una lucida visione di un frammento significativo della storia cittadina.
Fin dai tempi antichi, la città di Biella si distinse per un elevato numero di fondazioni benefiche, una tradizione consolidata, e un forte impegno verso i problemi legati all’assistenza ai poveri e all’istruzione.
Dall’analisi dei documenti amministrativi dell’Ospizio, conservati nell’Archivio di Stato di Biella, emerge chiaramente che, nonostante le difficoltà, l’obiettivo di soccorrere i più deboli non è mai venuto meno.
Questo scopo è stato perseguito con grande determinazione, fede e impegno da figure eminenti e cittadini biellesi privati, che hanno costantemente sostenuto l’azione filantropica. Le testimonianze storiche confermano che a Biella, già dal 1245, erano presenti corporazioni di arti e mestieri. Questo riflette l’antica sensibilità della comunità verso i problemi sociali, testimoniata dall’esistenza, sin da tempi lontani, di attività di assistenza e iniziative di carità destinate a supportare i più bisognosi. L’Ospizio di Carità di Biella trae la propria origine, datata al 2 agosto 1718, dalla riorganizzazione dello Stato sabaudo, promossa da Vittorio Amedeo II, che introdusse cambiamenti significativi nella
gestione del territorio e nell’amministrazione pubblica. Nel 1716, Amedeo II emanò un editto contro l’accattonaggio, mentre con un ulteriore editto nel 1717 ordinò la creazione di congregazioni e Ospizi di Carità in tutte le città, con l’obiettivo di migliorare l’assistenza ai bisognosi. Il 2 agosto 1718, il Consiglio Comunale nominò quattordici membri eletti, tutti appartenenti a famiglie influenti della città, che, insieme a due rappresentanti del Capitolo di Santo Stefano e sette membri di diritto, costituirono la congregazione
per il futuro Ospizio. Dopo un inizio incerto, le sorti dell’ente migliorarono grazie all’acquisizione dell’eredità di Ferdinando Antonio Dal Pozzo, che permise l’acquisto dal marchese Celestino Ferrero della Marmora di un terreno con giardino, forno e pertinenze sito nel cantone di Ghiara. La costituzione dell’Ospizio fu un processo lungo che richiese circa trent’anni per raggiungere una stabilità, con la sede definitiva al Vernato. Nel 1721 fu aperta una sede provvisoria ai piedi della Costa d’Andorno, dove furono accolti i primi poveri: tre anziani, sette ragazzi e due fanciulle. L’Ospizio fu successivamente ampliato e trasferito più volte. Nel 1744, il Marchese Ferrero della Marmora acquistò per 4000 lire un edificio al Vernato, che divenne la sede definitiva nel 1746. Nel 1740, l’ammissione delle “figlie” fu temporaneamente sospesa a causa di lavori di
ristrutturazione che rendevano impossibile garantire la separazione tra maschi e femmine. La possibilità di accoglierle nuovamente fu ripristinata solo nel 1775.
Tra i principali problemi riscontrati fin dalle origini, vi fu quello di garantire ai ricoverati un’occupazione, preferibilmente in grado di contribuire a coprire i costi dell’Opera pia. Per questo motivo, la direzione della Congregazione incentivò dal 1740 l’istituzione di un lanificio e di varie botteghe all’interno della struttura.
Nel contesto di questa ricerca di attività che potessero risollevare le difficili finanze dell’ente, nel 1789 arrivò la proposta di Luigi Berard, un fabbricante francese di Romans, di avviare una fabbrica di calze e berretti di lana.
Nel corso degli anni, i lavori di adattamento si susseguirono continuamente a causa delle necessità contingenti e delle perenni difficoltà economiche. Per questo motivo, il contrasto tra le aspirazioni e la realtà concreta è stato una costante che ha segnato la lenta crescita del fabbricato-ospizio, un processo che è stato perseguito con perseveranza e fedeltà al primo grande progetto del progettista Architetto Bernardo Vittone del 1755. Negli anni Ottanta del Novecento, il complesso fu acquisito dalla Regione Piemonte
nell’ambito di un’iniziativa politica promossa dal Presidente Aldo Viglione. L’obiettivo era quello di trovare nuove sedi per le amministrazioni decentrate, sfruttando al contempo edifici di valore storico architettonico ormai inutilizzati e a rischio di degrado. Il progetto di recupero dell’Ospizio di Carità di Biella è stato ideato dagli architetti torinesi Bruna Bassi Gerbi e Paride Strobino e le opere hanno interessato l’ala verso Via Quintino sella e Via Gromo e il braccio trasversale centrale. I lavori hanno incluso il rifacimento completo delle coperture, il consolidamento delle strutture di fondazione e il rinnovo delle reti impiantistiche. Le modifiche interne necessarie sono state realizzate con discrezione, per preservare l’integrità dell’impianto originale.
Il palazzo è passato dalla Regione Piemonte alla Provincia di Biella quando la Regione ha trasferito la proprietà dell’edificio alla neo costituita Provincia, che ne ha assunto la gestione come sede istituzionale. Il patrimonio artistico dell’Ospizio di Carità di Biella è confluito nelle collezioni del Museo del Territorio Biellese, dove si possono ammirare alcuni esempi di ritratti pittorici e scultorei. Presso la sede provinciale, inoltre, sono conservati due busti e lastre commemorative di personalità che hanno svolto ruoli importanti nella vita dell’Ospizio di Carità.
La sequenza di opere che si data dalla prima metà del settecento agli anni venti del novecento, restituisce la memoria di numerosi notabili e filantropi che rivestirono importanti ruoli nel contesto cittadino.
Negli anni Novanta del Novecento ha avuto avvio un lungo processo di valorizzazione e restauro che ha consentito all’edificio di riacquistare vitalità e di preservare il suo valore storico e culturale, diventando la sede istituzionale della Provincia di Biella, a seguito delle prime elezioni, nel 1995 e rimanendo ancor oggi un luogo aperto fruibile dalla cittadinanza.
Fadwa Habti
Tirocinio presso la Provincia di Biella, anno 2025
Bibliografia
Maria Grazia Cerri, L’Ospizio di Carità di Biella, Editrice Sandro Maria Rosso, 2000
Camillo Sormano, L’Ospizio di Carità di Biella dalle origini (1718) alla restaurazione monarchica (1814) : con appendice, Editore Scuola tipografica dell’Ospizio di Carità.
Sitografia
Ospizio di Carità di Biella: fabbrica di calzetti. Rete archivi biellesi – Tessile Moda Industria – Fabbriche e
fabbricati : https://moda-tessile-industria.retearchivibiellesi.it/approfondimenti/ospizio-di-carita-di-biella
fabbrica-di-calzetti?fbclid=IwAR1WT1dpukc6DZg3OGDLuY__pnNdPEi41sNkhjrhDFOgsNXjPMa_JTto1fc