Il Welfare nel Biellese. Assistenza, servizi e solidarietà dal Medioevo al XX secolo
- Il Welfare nel Biellese. Assistenza, servizi e solidarietà dal Medioevo al XX secolo
- Il welfare a Sordevolo
- Ambrosetti e Vercellone, benefattori sordevolesi
- Dal 1883 i Vercellone assicurano per gli infortuni sul lavoro
- Una sottoscrizione per le vittime di un incendio
- I libretti di risparmio postale agli operai di Sordevolo
- Serafino Vercellone e il sostegno alla Scuola Professionale
- I Vercellone e le SOMS di Sordevolo
- Il welfare a Sordevolo
- I documenti del welfare negli archivi del DocBi
- La Cooperativa di Trivero Fila e Giardino
- Filantropia ad ampio raggio dell’Unione Industriale Biellese
- Una biblioteca e una scuola professionale: il welfare secondo i Giletti di Ponzone
- Manifattura Lane di Borgosesia: l’assistenza ai lavoratori
- L’Ospizio degli Esposti di Biella: un archivio di solidarietà all’infanzia
- Welfare a Coggiola: il caso del Lanificio Fila
- Il Santuario di Oropa: accoglienza e beneficenza
- La filantropia di Alfonso La Marmora
- Maria Luisa Ferrero della Marmora e le artiere del Piazzo
- Camera del Lavoro di Biella: welfare non solo nel Biellese
- La FAO, il riso e la Camera di Commercio di Vercelli
- Welfare culturale: la Biblioteca Civica di Biella secondo Quintino Sella
- La Scuola Statale di Avviamento Professionale di Trivero: un esempio di welfare “misto”
La Fondazione La Marmora era retta secondo uno statuto, approvato il 3 marzo 1878, e un Regolamento di amministrazione interna, entrato in vigore il 22 ottobre dello stesso anno. Fino all’evoluzione delle normative sulla gestione delle istituzioni pubbliche di assistenza e di beneficenza della fine del secolo, la presidenza della fondazione spettava al sindaco di Biella e di quelli dei comuni ove fosse attivata. Successivamente la carica fu preclusa ai primi cittadini, ma sostanzialmente l’operatività dell’ente non mutò. Un’apposita “Commissione circondariale” prevista dallo statuto dell’ente e formata dai sindaci di Biella e dei comuni capoluoghi di mandamento si riuniva due volte l’anno e valutava le domande di sussidio secondo parametri che riguardavano soprattutto la natura della situazione di necessità, il contesto socio-economico e la durata prevista per lo stato di impossibilità al lavoro. Sulla base di dette valutazioni, opportunamente registrate dal segretario (consegnando così ai posteri una straordinaria documentazione ricchissima di dati e di informazioni sulla società e sulle condizioni di lavoro dei biellesi di quei tempi), la commissione stabiliva se accogliere le richieste e quantificava l’entità e la tempistica del contributo.
Per norma statutaria gli interventi della Fondazione La Marmora avevano anche carattere “morale” in quanto per l’assegnazione dei sussidi doveva essere “data la precedenza agli Operai ed alle famiglie di operai più costumati, più lontani dall’ubbriachezza, più carichi di famiglia e più poveri”.