Il Welfare nel Biellese. Assistenza, servizi e solidarietà dal Medioevo al XX secolo
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[da “Eco di Biella” dell’8 aprile 2024]
Il welfare antico nel contesto cittadino di Biella si evolve, a partire dal Medioevo, come sempre più specializzato. Se nel XIII secolo l’Ospedale del Santo Spirito si prendeva cura degli indigenti in maggior difficoltà e l’omonima Confraria di quelli “soltanto” poveri, l’Ospedale di Santa Maria Maddalena, sorto in una chiesetta e nell’attigua casupola a ridosso del ponte sul Cervo (che tuttora è detto “della Maddalena”) a far data dal 1222, era presidiato dalle famose “signore del ponte” che si occupavano delle necessità di pellegrini e di viandanti, di passaggio da o verso Oropa e/o la Valle d’Aosta. Si trattava, in origine, solo di accoglienza semplice, ma assolutamente importante per chi viaggiava in quei tempi duri e perigliosi. Quella loro peculiarità passò, tre secoli più tardi, all’ospedale della confraternita della Chiesa della SS.ma Trinità, nel cuore di Biella, che, a sua volta, si orientò verso gli ammalati “classici”. Da quella esperienza più tipicamente sanitaria nacque l’Ospedale degli Infermi (e dei Pellegrini) di Biella, tuttora in funzione a Ponderano. Alla fine del XIII secolo, a Biella esisteva anche una “casa” adibita a ricovero per i lebbrosi, menzionata nel testamento del vescovo di Vercelli, Aimone di Challant, nel 1298.
Nel III volume dedicato alla Pieve di Biella della “Storia della Chiesa biellese” (Biella, 1986) di don Delmo Lebole, c’è tutto quello che serve per imparare la storia delle origini dell’Ospizio degli Esposti di Biella. Il grande storiografo scomparso dieci anni fa studiò il Fondo Famiglia Dal Pozzo della Cisterna conservato presso l’Archivio di Stato di Biella: tra quelle carte si trova il grosso delle informazioni elaborate e pubblicate nel detto volume, ovvero parecchie pagine, con lunghe citazioni dalle fonti originali in latino. Proviamo, come si faceva a scuola, a schematizzare in ordine cronologico per facilitare la comprensione del testo e, cosa più importante, degli eventi in esso descritti. Premessa: l’OdE (l’acronimo aiuta) è nato dall’antico Ospedale del Santo Spirito che aveva sede al Piazzo, accanto alla chiesa di San Giacomo, all’angolo con piazza Cisterna. Funzione specifica dell’OSS (idem come sopra) era l’assistenza ai bisognosi, specialmente di quelli incapaci di provvedere fisicamente a se stessi (anziani, disabili, malati). Del sussidio di coloro che erano “solo” indigenti si occupava, invece, la Confraria del Santo Spirito, sodalizio analogo, ma non identico, che aveva sede lungo l’attuale via Cerino Zegna, civici 9-11 (a fine Ottocento sede del Convitto-ricreatorio “Manzoni”, vedasi articolo del sottoscritto in data 21 novembre 2022). Ci interessa, qui, l’evoluzione dell’ospedale e perciò, della confraternita, non terremo conto, se non al termine di questa “linea del tempo”. Ed ecco la timeline. 1201. Prima traccia documentaria dell’ospedale, un testamento a favore dell’ente che, con tutta evidenza, doveva essere attivo fin dal secolo precedente. Considerando che il Piazzo è nato nel 1160, si può ritenere che l’“hospitale” sia sorto lassù nella seconda metà del XII secolo (se fosse già in funzione prima, altrove, non è dato a sapersi, ma non è inverosimile). 1245. Negli statuti del Comune di Biella erano presenti alcune norme atte a regolare la vita amministrativa della struttura che, in materialibus era di competenza laica, mentre in spiritualibus era soggetta al Capitolo di Santo Stefano e poi del vescovo di Vercelli. In ultima analisi, però, l’OSS era a tutti gli effetti un ente religioso, gestito con rigide regole claustrali. Il personale addetto, dal ministro-rettore ai conversi/converse, era soggetto a severe osservanze, dai digiuni periodici, alla tonsura, dal rispetto della obbedienza, della povertà e della castità, alla separazione dei sessi nella vita comune all’interno dell’ospedale, dalla astensione dai divertimenti alla più stretta morigeratezza dei costumi. 1330. Il ministro-rettore prete Alemanno Robiolio dona alla chiesa di Santo Stefano un suo reddito (affitto) su un forno di Miagliano. 1338. Sotto il portico dell’OSS è concessa in locazione una bottega con banco a un borgognone rivenditore di ciabatte proveniente da Vienne. 1343-1345. L’OSS è a corto di soldi e si promettono indulgenze per i generosi verso l’istituto. 1390-1392. Due inventari dei beni mobili e immobili dell’ente. Nove letti per i poveri ospiti. Trentadue terreni e una casa al Vernato, tutti ceduti in locazione. Inizio del Quattrocento. L’OSS subisce la “concorrenza” dell’Ospedale di San Lorenzo aperto lungo la costa di Andorno (chiesa “rotonda” di San Lorenzo) dai “frati del Mantello”. Progressiva decadenza. Inizio del Cinquecento. La famiglia Dal Pozzo assume de facto il controllo dell’ospedale. Vari membri dell’illustre casato si susseguono al rettorato con il beneplacito del Comune di Biella e della Curia di Vercelli. Tale governo “ereditario” cessa nel 1562 con risultati ritenuti, allora, niente affatto positivi (ma il giudizio è senza dubbio falsato dai tentativi di screditare di Dal Pozzo da parte di famiglie nobili avverse). 1589. L’OSS sostiene le giovani povere in cerca di un buon partito costituendo loro una dote appetibile ma, soprattutto, quella è la data in cui è testimoniata per la prima volta l’attività di accoglienza e di assistenza dei bambini esposti. Altre realtà si faranno carico delle fanciulle misere da maritare, mentre da quel momento l’OSS andrà sempre più specializzandosi nel trattamento dei trovatelli. Fine Cinque-inizio Seicento. La mala gestio dei Dal Pozzo e dei loro successori emerge con una certa enfasi, con aperte accuse di concussione, malversazione e peculato. Tuttavia, tali addebiti vanno ridimensionati. 1598. Si apre il cantiere del nuovo stabile dell’ospedale (verso piazza Cisterna). L’amministrazione è in grado di avviare i lavori e di superare la pestilenza di fine secolo.
1603. L’edificio è in buona parte ultimato (la porta tuttora visibile sulla piazzetta della chiesa lo attesta), ma la facciata su piazza Cisterna crolla e si deve porre mano alla (ri)costruzione (nel 1606 non ancora terminata). Durante il Seicento l’OSS assume la sua identità specifica. La sede del Piazzo non ha più grande rilevanza logistica perché i neonati abbandonati sono ricevuti e subito destinati alle balie. Lo stabile è in gran parte affittato per trarre le risorse necessarie al mantenimento dei piccoli e delle famiglie affidatarie. 1767. Ulteriore ampliamento della struttura (con nuovi problemi alla solita facciata). Si rialza di un piano per incrementare la volumetria affittabile. 1787-1788. La porzione più antica dello stabile è venduta alla Parrocchia di San Giacomo. Il periodo rivoluzionario-napoleonico porta gravi difficoltà amministrative e finanziarie. Primo decennio dell’Ottocento. Cessione completa dell’antico OSS e chiusura dell’ente. Secondo don Lebole fu quello un evento definitivo, con una interruzione che produsse una cesura rispetto a una nuova esperienza di assistenza all’infanzia abbandonata che si manifestò decenni più tardi. La situazione, rispetto agli studi attuali (anche e soprattutto grazie alle tesi di laurea di Paola Cantoia e di Marina Coppe) ebbe, in verità, uno sviluppo diverso. Nel frattempo, si era già verificata la fine della Confraria del Santo Spirito. Breve timeline della CSS (ultimo acronimo). Negli statuti del Comune di Biella del 1245 la sua presenza è piuttosto consistente. Una delle incombenze dei confratelli era quella delle esequie dei defunti poveri. In epoche remote mancava ancora la ramificazione determinata dalla nascita di altre compagnie e confraternite quindi quella del Santo Spirito faceva un po’ di tutto. Quindicesimo secolo. La CSS possedeva un mulino a Tollegno da cui ricavava reddito. Sedicesimo secolo. La CSS possedeva anche un mulino a tre ruote alla porta di Rossigliasco (fine via Italia, zona attuale Banca Sella) da cui ricavava reddito. Detti redditi, uniti a vari altri, erano utilizzati per gli interventi mirati o per le “elemosine” annuali generali (tre giorni di distribuzione a ridosso della Pentecoste). 1619. La CSS viene spogliata di tutti i suoi immobili (acquistati dal capitano Gerolamo Bertodano). Diciassettesimo secolo. La CSS prosegue la sua funzione senza beni propri e con ridottissime facoltà operative. 1717. Vittorio Amedeo II istituisce le Congregazioni di Carità e le competenze delle istituzioni antiche di ispirazione religiosa passano (almeno sulla carta) a quelle regie di connotazione laica. 1822. L’OSS (ormai chiamato Ospedale Grande o Maggiore) prende in affitto lo stabile, denominato “casa della Torretta” (costa di Andorno o del Piazzo, angolo via Cerino Zegna) di proprietà alla famiglia Sarti. Vi impianta il “curlo”, ossia la celebre ruota per l’esposizione anonima dei bambini, e un servizio di accoglienza-assistenza h24, con tanto di balia di guardia e capre per fornire prontamente il latte.
1838. L’OdE lascia la “casa della Torretta” (che aveva acquistato nel 1824) e si sposta di pochi passi alla casa detta “Marendino”, quasi all’angolo dell’allora via del Fossale (ossia viale Cesare Battisti) con l’odierna via Cavour. Durante l’Ottocento il controllo gestionale da parte del Comune di Biella si fa via via più netto. 1887. L’OdE acquista un terreno di proprietà dell’Ospedale degli Infermi lungo l’allora via Vittorio Emanuele (oggi via della Repubblica) e avvia il cantiere della nuova e ultima sede. 1892. Lo stabile di via del Fossale è venduto all’asta. 1912. L’edificio che da qualche anno ospita la Prefettura è ceduto in gran parte ai Reali Carabinieri. 1949. L’OdE compare per l’ultima volta sui giornali. Lasciava il posto all’Istituto Provinciale per l’Assistenza all’Infanzia (stessa sede), che chiuderà i battenti a metà anni Ottanta.