Il Welfare nel Biellese. Assistenza, servizi e solidarietà dal Medioevo al XX secolo
- Il Welfare nel Biellese. Assistenza, servizi e solidarietà dal Medioevo al XX secolo
- Il welfare a Sordevolo
- Ambrosetti e Vercellone, benefattori sordevolesi
- Dal 1883 i Vercellone assicurano per gli infortuni sul lavoro
- Una sottoscrizione per le vittime di un incendio
- I libretti di risparmio postale agli operai di Sordevolo
- Serafino Vercellone e il sostegno alla Scuola Professionale
- I Vercellone e le SOMS di Sordevolo
- Il welfare a Sordevolo
- I documenti del welfare negli archivi del DocBi
- La Cooperativa di Trivero Fila e Giardino
- Filantropia ad ampio raggio dell’Unione Industriale Biellese
- Una biblioteca e una scuola professionale: il welfare secondo i Giletti di Ponzone
- Manifattura Lane di Borgosesia: l’assistenza ai lavoratori
- L’Ospizio degli Esposti di Biella: un archivio di solidarietà all’infanzia
- Welfare a Coggiola: il caso del Lanificio Fila
- Il Santuario di Oropa: accoglienza e beneficenza
- La filantropia di Alfonso La Marmora
- Maria Luisa Ferrero della Marmora e le artiere del Piazzo
- Camera del Lavoro di Biella: welfare non solo nel Biellese
- La FAO, il riso e la Camera di Commercio di Vercelli
- Welfare culturale: la Biblioteca Civica di Biella secondo Quintino Sella
- La Scuola Statale di Avviamento Professionale di Trivero: un esempio di welfare “misto”
L’11 ottobre 1868 Quintino Sella aveva partecipato alla festa per il XVII anniversario dalla fondazione della Società Generale di Mutuo Soccorso degli operai di Biella pronunciando un discorso che segnò il suo rapporto e quello della borghesia liberale e moderata con le Società operaie biellesi nei decenni successivi. Un atteggiamento che si allontanava dal filantropismo nei confronti delle classi più povere per sostenere le funzioni di assistenza e istruzione che le SOMS potevano svolgere, non senza indirizzarle verso valori conservatori, ma rigorosamente laici.
Molti imprenditori seguirono l’esempio di Quintino Sella sostenendo economicamente le Società con elargizioni monetarie e donazioni, in veste di soci onorari.
E’ quanto accadeva anche a Sordevolo, dove i Vercellone sostenevano in svariati modi le tre Società Operaie esistenti.
Nel 1863 era stata fondata La Perseveranza Società Operaia di Mutuo Soccorso tra i Tessitori che confluì nel 1885 nell’Alpina Società Generale di Mutuo Soccorso ed Istruzione fra gli Operai, costituita nel 1875 con la partecipazione di Federico Vercellone tra i fondatori. Il suo nome compare, infatti, al termine dell’elenco soci, posto in chiusura dello Statuto approvato il 24 ottobre 1875, come socio onorario perpetuo, ossia come socio che aveva versato 100 lire e non usufruiva del sussidio né delle cure mediche.
Qui di seguito lo statuto dell’Alpina.
Nel 1870 circa intanto era nata anche la Società Femminile.
Un violento temporale danneggiò il padiglione allestito per la festa di inaugurazione della bandiera organizzata per il 1° agosto 1880; furono le ditte sordevolesi Giovanni Battista Vercellone e Figli, Fratelli Vercellone e Carlo Maja e Figli a salvare i festeggiamenti inviando gratuitamente il personale per porre rimedio ai danni.
Federico e suo zio Serafino contribuivano allo sviluppo delle due società maschili e di quella femminile con frequenti elargizioni in denaro. Serafino arrivò persino a donare a entrambe l’abbonamento al periodico (napoletano) “Gli Operai“, descrivendolo come «strenuo difensore degli interessi e dei diritti delle classi lavoratrici» e ancora «un periodico che valorosamente ne difende li diritti e indicandone nel tempo stesso li mezzi per sostenerli, e la via per conseguirli» (vedi la scheda d’archivio).
Qui di seguito le lettere del 27 dicembre 1881 relative agli abbonamenti e una prima pagina del periodico.
Era ancora Federico a donare 100 lire per l’onomastico della sua unica figlia Emma a favore della erigenda Cassa inabili al lavoro che fu istituita solo due anni dopo.
Ancora in fase di chiusura del Lanificio i Vercellone donarono tessuti ai loro vecchi tessitori ormai inabili al lavoro iscritti alla Società Operaia.