Il Welfare nel Biellese. Assistenza, servizi e solidarietà dal Medioevo al XX secolo
- Il Welfare nel Biellese. Assistenza, servizi e solidarietà dal Medioevo al XX secolo
- Il welfare a Sordevolo
- Ambrosetti e Vercellone, benefattori sordevolesi
- Dal 1883 i Vercellone assicurano per gli infortuni sul lavoro
- Una sottoscrizione per le vittime di un incendio
- I libretti di risparmio postale agli operai di Sordevolo
- Serafino Vercellone e il sostegno alla Scuola Professionale
- I Vercellone e le SOMS di Sordevolo
- Il welfare a Sordevolo
- I documenti del welfare negli archivi del DocBi
- La Cooperativa di Trivero Fila e Giardino
- Filantropia ad ampio raggio dell’Unione Industriale Biellese
- Una biblioteca e una scuola professionale: il welfare secondo i Giletti di Ponzone
- Manifattura Lane di Borgosesia: l’assistenza ai lavoratori
- L’Ospizio degli Esposti di Biella: un archivio di solidarietà all’infanzia
- Welfare a Coggiola: il caso del Lanificio Fila
- Il Santuario di Oropa: accoglienza e beneficenza
- La filantropia di Alfonso La Marmora
- Maria Luisa Ferrero della Marmora e le artiere del Piazzo
- Camera del Lavoro di Biella: welfare non solo nel Biellese
- La FAO, il riso e la Camera di Commercio di Vercelli
- Welfare culturale: la Biblioteca Civica di Biella secondo Quintino Sella
- La Scuola Statale di Avviamento Professionale di Trivero: un esempio di welfare “misto”
Lunedì 10 febbraio 1879 l’Associazione dell’Industria Laniera Italiana inviò una circolare a tutti i suoi associati per sollecitare l’adesione e a una sottoscrizione a favore dei circa 200 operai rimasti senza lavoro a causa dell’incendio del Lanificio Corte a Sagliano Micca. La lettera, firmata da Luigi Bozzalla indicava già la partecipazione di alcune industrie che avevano immediatamente appoggiato la raccolta di fondi: il Lanificio Giovanni Battista Vercellone e Figli compariva all’inizio dell’elenco con un contributo di lire 100, lo seguivano i lanifici Maurizio Sella e Rosazza Agostinetti e Ferrua con la stessa cifra e il lanificio Giovanni Bozzalla e Figlio con 50 lire.
La comunicazione era particolarmente tempestiva poiché l’incendio si era scatenato solo la sera precedente. Il Lanificio Corte subì notevoli danni.
“Il Corriere Biellese” del 15 febbraio, infatti, ne riportava una cronaca accurata:
In breve le fiamme dilatandosi vertiginosamente, dall’alto in basso, si propagarono per tutto il fabbricato, ed in poche ore non rimanevano più ad attestare l’esistenza di un opificio di pannilana che gli anneriti scheletri dai muri esterni. Il danneggiato gode però dei benefici della assicurazione […]. Ci si dice che il danno materiale oltrepassi le 400 mila lire. Più sotto parliamo di una sottoscrizione aperta nel lanificio Boussù a favore dei poveri operai rimasti privi di lavoro. Vediamo come altre consimili siansene aperte nei diversi stabilimenti industriali del circondario».