Il Welfare nel Biellese. Assistenza, servizi e solidarietà dal Medioevo al XX secolo
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Maria Luisa nasce a Torino nel 1847 primogenita di Albertina Ferrero della Marmora (figlia del generale Carlo Emanuele) e del conte Giuseppe d’Harcourt.
Nel 1870 gli zii Alfonso e Edoardo La Marmora convengono col resto del casato che Maria Luisa sia la sposa ideale per Tommaso (figlio del generale Carlo Emanuele), il quale era rimasto vedovo e senza figli mettendo a serio rischio di estinzione l’intera famiglia.
Il matrimonio avviene il 7 marzo 1871 e dopo due anni nascerà la loro figlia Enrichetta, cui toccherà il compito di trasmettere il cognome alla generazione successiva.
Dopo la morte di Alfonso La Marmora, nel 1878, Maria Luisa assumerà un ruolo sempre più di primo piano nelle dinamiche familiari e nei confronti dell’opinione pubblica.
Nel 1884 come figura femminile più in vista del borgo del Piazzo accettò di divenire patrona della Società di mutuo soccorso fra le artiere e operaie del Piazzo: con la sua donazione annuale, la marchesa della Marmora copriva la quota di due associate.
All’Archivio di stato di Biella è conservato il regolamento della Società da cui sappiamo che la data di fondazione è il 1° agosto del 1884, che le associate erano tra le 120 e le 130 e dovevano essere residenti al Piazzo e che il 1888 è l’anno in cui fu realizzata la bandiera della Società che ancora oggi si conserva a Palazzo La Marmora.
Nel regolamento ci sono due articoli che riguardano questa bandiera. Si dice che la società possiede una bandiera propria e sociale, che resterà in custodia presso la presidente, che potrà essere usata per le feste e i congressi se accompagnata almeno da tre socie.
La porta bandiera sarà eletta dal consiglio direttivo e potrà venire stabilita dallo stesso ufficio una gratificazione. Essa avrà diritto al rimborso delle spese per il pranzo intervenendo ad una festa di qualsiasi società consorella. Come incaricata di portare la bandiera, così deve avere la massima cura onde non abbia a guastarsi.
Un lato della bandiera è in velluto in seta color blu ricamato a punto agopittura con filati in cotone mercerizzato policromi e a punto steso con oro filato e riccio, argento filato e cordoncini a più capi in oro filato e con borchiette, laminette e pailettes dorate.
La decorazione rappresenta le mani intrecciate raggiate, circondate da rami d’alloro e sul bordo un graticcio laterale su cui si distendono rami di fiori e foglie.
La stretta di mano è il simbolo internazionale delle Società Operaie di Mutuo Soccorso e simboleggia il reciproco aiuto, fra pari, in caso di necessità.
Questa l’iscrizione ricamata: Società di Mutuo Soccorso fra Artiere ed Operaie di Biella Piazzo Sotto il Patronato dell’illustre Gentildonna Luisa della Marmora 1884-1888.
In basso al centro si legge la firma delle ricamatrici: Torino – Sorelle Piovano.
L’altro lato è in taffetas di seta tricolore ricamato a punto raso con sete policrome e a punto steso con cordoncini metallici a più capi e borchiette dorate. Il ricamo rappresenta lo stemma Savoia fra rami di quercia e alloro intrecciati.
Rimasta vedova nel novembre del 1900, Maria Luisa assume ancora con maggiore forza le redini della famiglia e si spende non soltanto per promuoverne il nome e la memoria, ma anche per completare e ampliare le opere benefiche a favore della collettività biellese che erano state cominciate da Alfonso La Marmora.
Tra le varie iniziative molte riguardano Borriana, antico feudo della famiglia Ferrero.
Sostiene l’asilo infantile di Borriana intitolato alla famiglia La Marmora: nel 1911 ne assicura l’esistenza con l’offerta di una rendita annuale di 405 lire, raccomandandone le sorti al conte Carandini, sottoprefetto di Biella, per il suo riconoscimento in ente morale.
Nel 1905-1907 patrocina la costruzione di un ponte in muratura sul torrente Oremo in Borriana e dieci anni dopo fa progettare e realizzare una chiusa stabile attraverso il letto del torrente Elvo e fa sistemare la roggia di derivazione.
Altri interventi riguardano il mondo militare come naturale terreno d’intervento della famiglia: per esempio, nel 1909 Maria Luisa diventa presidentessa di un comitato di nobildonne per l’acquisto di libri per i soldati del regio esercito (le cosiddette bibliotechine per militari).
Durante la Grande Guerra concede la chiesa del Santo Sudario, a Biella, per accogliere i soldati convalescenti durante le funzioni sacre.
Quindi cose molto diverse fra loro, di carattere pratico, concreto, in favore di una comunità.
Maria Luisa muore a Torino, assistita dalle suore Nazzarene il 10 giugno 1927 lasciando tutti i suoi beni alla figlia Enrichetta.