Il Welfare nel Biellese. Assistenza, servizi e solidarietà dal Medioevo al XX secolo
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Il successo delle manifestazioni organizzate nel 1907 in occasione dell’erezione dell’obelisco in memoria di Fra Dolcino sul Monte Massaro dove l’eretico fu catturato, a cui accorsero oltre 10.000 rappresentanti del mondo socialista, aprì la strada alla nascita del Comitato per la Colonia Alpina “Fra Dolcino”.
Subito dopo le grandi celebrazioni il Comitato aveva aperto una sottoscrizione per la costruzione di una colonia montana ai piedi del Monte Rubello e «Il Corriere Biellese», bisettimanale socialista, dava conto regolarmente delle offerte pervenute in costante polemica con il mondo clericale che mal sopportava sia la rivalutazione della figura dell’eretico che l’idea della colonia.
Per i promotori, tra cui Umberto Savio, Basilio Garbaccio e Emanuele Sella, la struttura avrebbe accolto per un periodo di vacanza i bambini e le bambine tra gli 8 e i 12 anni di età poveri e bisognosi di cure per via della loro gracilità.
La colonia intendeva sostenersi attraverso tre strumenti: il fondo raccolto dal Comitato provvisorio nato nell’aprile 1908, le azioni dei soci effettivi pari ad azioni del valore di 3 lire da rinnovare ogni anno per almeno un triennio, le offerte di varia provenienza. A seconda della condizione i bambini potevano avere accesso gratuito alla colonia oppure versare una quota di iscrizione parziale o completa.
Per l’avversione del mondo cattolico all’intitolazione a Dolcino, lo stabilimento non fu costruito, ma la colonia aprì comunque il 31 luglio del 1910 a Crocemosso, nei locali della scuola messi a disposizione del Comune, alla presenza di decine di associazioni operaie e socialiste, della Camera del lavoro e con le orazioni di Basilio Garbaccio, del presidente della Colonia Scipione Vinaj e ancora di Antonio Borrino, Federico Scaramuzzi, Emanuele Sella, Mario Guarnieri, Arturo Loria, Dino Rondani e Ermanno Corte.
La cronaca degli anni della guerra rilevava nonostante le difficoltà importanti successi e rilanciava con l’ambizioso progetto di aprire scuole all’aperto come prevenzione alla diffusione della tubercolosi in giovane età.
Nel 1927 la colonia cambiò nome in Colonia Alpina “Pietro Micca” per volere del Partito Fascista, che rivendicava la decisione in polemica con la stampa cattolica.
Il bilancio del 1938, che ammontava a 10.687 lire, è corredato di informazioni organizzative riguardanti lo svolgimento della giornata all’interno della colonia, tra passeggiate, sport e cure elioterapiche e la dieta alimentare per gli ospiti.
In quell’anno erano stati ospitati 39 bambini per un soggiorno due mesi e tra il personale vi erano ancora Elisa Berthier, già maestra all’apertura della colonia e ora direttrice, così come il dr. Glauco Giachino.
La colonia di Crocemosso interruppe l’attività nel 1940.