Il Welfare nel Biellese. Assistenza, servizi e solidarietà dal Medioevo al XX secolo
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Da questa pagina sono accessibili i documenti che hanno permesso la nascita della Biblioteca Civica di Biella di cui si festeggia quest’anno il 150 anniversario di fondazione.
Protagonista assoluto di tale iniziativa fu Quintino Sella che, con suo fratello Giuseppe Venanzio, riuscì a concretizzare un’idea che già da tempo era stata proposta, ma mai realizzata.
Si tratta di un risultato straordinario nel contesto del welfare culturale di Biella e del Biellese, qui evidenziato dalle trascrizioni (grazie a Elisabetta Botto Poala) dei documenti originali conservati presso l’archivio della Biblioteca Civica di Biella, datati dal 19 ottobre 1873 al 16 maggio 1879.
Quelle carte testimoniano il percorso compiuto fino all’intervento del Re d’Italia, Umberto I che, il 29 settembre 1879, decretava l’apertura al pubblico della Biblioteca Civica di Biella in seno alla Scuola Professionale cittadina (riordinata dallo stesso Quintino Sella nel 1869).
Verbale del Consiglio Comunale di Biella. Oggetto: Biblioteca Civica, 11 febbraio 1874
Lettera di Ǫ. Sella al Sindaco di Biella in cui lo statista annuncia il collocamento dei primi libri, 1° dicembre 1875
Lettera di Ǫ. Sella al Sindaco di Biella in cui lo statista comunica che anche il fratello Giuseppe Venanzio intende donare i suoi libri alla nuova Biblioteca, 26 maggio 1876
Lettera di Ǫ. Sella al Sindaco di Biella relativa al catalogo della biblioteca, 1° giugno 1876
Verbale della Giunta Municipale. Oggetto: Biblioteca Civica, 3 giugno 1876
Lettera del Sindaco al cav. Marandono circa la gestione della nascente biblioteca, giugno 1876
Verbale della Giunta Municipale. Oggetto: Biblioteca Civica, 6 luglio 1876
Proposte di iscrizione in omaggio ai fratelli Sella del prof. Antonio Cinquino, 13 novembre 1876
Verbale del Consiglio Comunale. Oggetto: Regolamento della Biblioteca Civica, 15 novembre 1876
Relazione di Domenico Vallino sull’ordine dato ai libri della Biblioteca Civica, 16 maggio 1879
Lettera di Domenico Vallino al cavalier Maggia circa la Biblioteca Civica, 12 luglio 1879
Proprio da quel Regio Decreto, che portò all’effettiva accessibilità della biblioteca, parte il lavoro di analisi di Irene Fulcheri, lavoro che sottolinea l’ampiezza filantropica del risultato raggiunto.
Una biblioteca di tutti e per tutti: questo è il filo che si dipana tra le numerose carte, regolamenti, verbali che narrano la nascita dell’attuale Biblioteca Civica di Biella, la quale proprio quest’anno spegne le sue prime 150 candeline. Una parola, in particolare, si è provato a rincorrere nella documentazione dell’Archivio Storico: pubblico, inteso sia come aggettivo che come sostantivo, che in nuce racchiude in sé il senso di collettività.
Famosa è la lettera di Quintino Sella al marchese Tommaso della Marmora, l’allora sindaco di Biella, il primissimo passo per la formazione di una biblioteca municipale cittadina: ricorre il 19 ottobre 1873, e Quintino propone l’apertura di una biblioteca donando al Comune una prima collezione di libri «il cui ordinamento garantisca e la conservazione dei libri che si donassero al Municipio e la loro utilità per il pubblico». Ancora alcune parole del grande statista: «Se non erro sarebbe facile al Municipio l’aggregare una siffatta biblioteca ad uno dei nostri pubblici istituti di istruzione, ed ordinare la conservazione e l’uso pubblico nei limiti compatibili coll’entità della biblioteca stessa».
La lettera si trova trascritta nel verbale del Consiglio Comunale dell’11 febbraio 1874 in cui si approva la proposta di Quintino, proposta che arriva in un momento storico il cui lo stato sociale muoveva i suoi primi passi in un’Italia travolta dalle grandi trasformazioni del XIX secolo che, accanto alla seconda rivoluzione industriale, al pauperismo, all’urbanesimo, vede anche lo sviluppo di politiche sociali in vista della creazione di una società moderna e in cui tutti, in via ideale, possano partecipare al benessere collettivo.
In siffatta temperie non sorprende che anche nell’industrializzato Biellese inizino a comparire i primi interventi a favore dell’educazione e dell’istruzione popolare, e il desiderio di Quintino Sella di creare una biblioteca di uso pubblico, aperta a tutti e non solo a pochi, vi trova sicuramente posto. Quintino rincara la dose qualche anno dopo, precisamente il 26 maggio 1876, in cui annuncia al Municipio che è volontà anche di suo fratello Giuseppe Venanzio di donare una considerevole parte della sua biblioteca personale, ma sempre «a condizione che la biblioteca sia resa di pubblico uso»; ricorda altresì che «io ha da qualche tempo deposto una piccola biblioteca presso il Municipio onde fosse resa di pubblico uso, e so che il Municipio sta preparando le disposizioni acciò i libri possano essere utilizzati dal pubblico».
Un verbale del Consiglio Comunale ai tempi del sindaco Luigi Gastaldi (19 dicembre 1876, Biblioteca Civica provvedimenti diversi) informa che è stato approvato «in via di esperimento il Regolamento di detta Biblioteca», da istituirsi presso la Scuola Professionale, con bibliotecario designato il farmacista Secondo Lasagna e i membri della Commissione Scolastica municipale a sorveglianza; al punto tre del verbale si «delibera che la Biblioteca abbia per ora ad essere aperta al pubblico tre giorni della settimana, cioè nei giorni di martedì, e di giovedì nel mattino e nella sera e nella domenica nelle sole ore del mattino».
Tre anni trascorrono da questa lettera a un Regio Decreto, il n. 5122 del 23 settembre 1879 per la precisione, relativo all’ampliamento e al riordinamento della Scuola Professionale di Biella, e in cui è fatto esplicito di annettere alla scuola una biblioteca aperta al pubblico. L’articolo 4 riporta infatti «inoltre detto Comune […] annette alla Scuola la Biblioteca municipale, che però dovrà essere aperta al pubblico a spese della Scuola stessa», una frase succinta che in sé accenna alle politiche di welfare dello Stato sabaudo, allora nella persona di Umberto I. Con un Regio Decreto che pende sulle spalle, e con tutti i rinnovamenti alla scuola da principiarsi, il preside della Scuola Professionale Maggia il 14 novembre scrive al sindaco Ludovico Corona di come sia stato apprezzato il lavoro di Domenico Vallino nell’ordinamento della «Biblioteca municipale a San Sebastiano» e di come «pose la biblioteca in condizione di essere aperta al pubblico», suggerendolo quindi come bibliotecario e sottoponendone la nomina al Consiglio Municipale.
Rientra quindi in scena il nostro Quintino Sella, che in qualità di presidente del Consiglio di Perfezionamento della Scuola Professionale trasmette al sindaco uno «schema di regolamento per la Biblioteca Municipale annessa alla Scuola Professionale», citando nella stessa lettera (23 novembre 1879) il decreto di cui sopra, esplicitando che il Comune «annette alla Scuola la Biblioteca Municipale, che però dovrà essere aperta al pubblico a spese della Scuola stessa». In questo caso, l’enfasi è posta sul cambio di governo della biblioteca municipale, essendo il Consiglio della scuola «sostituito al Municipio nell’azione diretta attribuitagli col primo progetto di regolamento», anche se la Scuola desidera che, comunque, il Consiglio della Città prenda parte alle deliberazioni che riguardano la biblioteca.
Approdiamo al 28 novembre 1879: un verbale del Consiglio Comunale della Città di Biella approva il Regolamento per la Civica Biblioteca, il cui governo è affidato ad un «Bibliotecario sotto la dipendenza del Consiglio di Perfezionamento della scuola», verbale a cui segue un’esortazione di Quintino al sindaco che denota tutta la sua pervicacia nella realizzazione della biblioteca. Sue infatti sono le parole, in una lettera del 30 dicembre 1879: «Essendo ora la Biblioteca interamente pronta per essere aperta al pubblico, urge definire la questione dell’orario. Sarebbe infatti assai bello che la Biblioteca potesse aprirsi al pubblico col nuovo anno».
Il 1880 segna anche la costituzione, grazie all’iniziativa dell’avvocato Luigi Guelpa, dell’altro nucleo originario dell’attuale Civica, ovvero della biblioteca annessa al Liceo, cui il Comune destinerà ogni anno 300 lire, così come, dal 1874, destinava 400 lire alla biblioteca municipale annessa alla Scuola Professionale. Un rapido confronto fra i regolamenti disponibili fa riflettere sulla dimensione del prestito esterno dei libri; una volta appurato che alla sala di lettura possa accedervi il “pubblico” in generale, chi, tra questo pubblico, è autorizzato al prelievo dei libri? Chi è ritenuto degno di portarli al di fuori delle mura?
Il Regolamento per la Biblioteca Civica annessa alla Scuola Professionale, approvato con verbale del 28 novembre 1879, è piuttosto stringato a tal proposito. All’articolo 8, è specificato che, per fatto di donazione, i membri delle famiglie di Giuseppe Venanzio e di Quintino possono esportare e ritenere fino a tre mesi i libri da loro donati, mentre «possono esportare e ritenere libri per una settimana i Consiglieri Comunali di Biella, i laureati, i professori ed insegnanti, i notaj, i procuratori, i geometri, i farmacisti, i sacerdoti residenti in Biella».
Nel 1907, nel Regolamento della Biblioteca del Liceo (il cui governo è affidato ad un Bibliotecario, nominato dal municipio fra i professori del Liceo, sotto la dipendenza del Consiglio dei professori, della Giunta e della Commissione scolastica), all’articolo 16 sono suscettibili del diritto di prestito le seguenti categorie: gli insegnanti di scuole pubbliche e private, gli amministratori del Comune e i pubblici funzionari residenti in città, senza pagamento di alcuna tassa; i professionisti della città e gli studenti del Liceo, degli ultimi due anni di ginnasio e della 3a classe tecnica, dietro pagamento annuo di lire 2; e tutte le altre persone «quand’anche non abitanti nella città ma nel Circondario, purché colla garanzia di una persona residente nella città e benvista al bibliotecario», sempre dietro pagamento di due lire annue.
Alla Biblioteca municipale annessa al Liceo è legata un’altra importante persona della storia della Civica: il professore e bibliotecario Alessandro Roccavilla (1865-1929), noto per le sue grandi opere di beneficenza e il suo costante e instancabile impegno in ambito sociale. Sarà proprio grazie a lui se le due biblioteche municipali si sarebbero riunite nel 1920 in una sola con il nome comprensivo di Biblioteca Civica, ma prima di questo risultato anche altri sono stati i pregi dell’operato di Roccavilla relativo alla sua amata biblioteca per il popolo. Nel 1912 scrive una relazione al sindaco Corradino Sella, in cui espone l’importanza della biblioteca pubblica in quanto strumento di educazione popolare: «occorre che si faccia conoscere e vada essa stessa al popolo e non aspetti che il popolo vada da essa». In tal senso, è importante notare come al prestito dei libri di proprietà municipale, nel Regolamento per le Biblioteche comunali modificato con verbale dell’11 marzo 1913, siano ammessi, tra gli altri, anche i «soci di quelle società che prestino garanzia collettiva pei loro componenti e paghino una somma da determinarsi annualmente dalla Giunta Comunale sentito il Bibliotecario e variabile secondo il numero e condizione dei soci che ne approfittano», ravvisando in queste “società” quegli enti, di operai e non, di mutuo soccorso che al fine di combattere l’analfabetismo e l’ignoranza culturale e politica dei suoi membri si proponevano di fornire loro delle “bibliotechine”.
In questo Regolamento trovano spazio anche le scuole e «altre istituzioni del Circondario», cui potrà essere concesso «l’uso di cassette di libri contenenti una quarantina di volumi purché sia versata al Comune una somma che partendo da lire 5 dipenda dal numero di cassette che saranno presumibilmente richieste e mediante deposito cauzionale da lire 10 a 50» (piace ricordare che detto servizio nei confronti delle scuole è tuttora portato avanti, gratuitamente va da sé, dalla Sezione Ragazzi della Civica).
En passant, alcune carte del 1922 attestano che il prestito era stato attivato anche per le Carceri Giudiziarie di Biella, cui si mandavano cassette di «buoni libri» che «grande sollievo» suscitavano nei detenuti; risale al 31 agosto 1922 una richiesta del capo guardia di preparare due cassette «tutte composte di libri di amena lettura e possibilmente anche dei Romanzi mensili corti dal Corriere della Sera».
Alessandro Roccavilla nel 1911 riesce anche nell’intento di dar vita all’Unione Biellese delle Biblioteche Popolari, Scolastiche e Circolanti, cui è dedicato un fascicolo nell’Archivio Storico della Civica.
Nata con il fine di promuovere lo sviluppo di nuove biblioteche e di assistere quelle già esistenti mediante sussidi ed elargizioni sia in denaro che in libri o mobilio, l’Unione fa suo il principio della Federazione Italiana delle Biblioteche Popolari (cui aderisce) ovvero di «escogitare tutti i mezzi che possono servire a diffondere la cultura popolare per mezzo della lettura» e di «istituire e far funzionare le Biblioteche circolanti». La sede designata è la Biblioteca comunale annessa al Liceo di Biella, il cui bibliotecario assume anche le veci di Direttore dell’Unione, e la costituzione è stata formalmente sancita il 10 settembre 1911 con un’assemblea generale fra i rappresentanti dei Comuni, delle Associazioni Operaie e delle Biblioteche del Circondario di Biella.
Dal verbale di questo congresso si evince come la creazione di questa Unione sia stata spronata dall’Unione Biellese della Società Umanitaria, nata questa «col fine di mettere i meno abbienti, senza distinzioni di confessioni politiche o religiose, in condizioni di elevarsi da sé medesimi […] L’articolo 4, capoverso 7, dello Statuto della Sezione Umanitaria dice che la Sezione, fra l’altro, si propose di promuovere l’istituzione di biblioteche popolari in Città e nella Provincia, di eccitarvi la diffusione della scuola per analfabeti, di promuovere e di coordinare scuole professionali di arte e mestiere e scuole serali di perfezionamento». Le biblioteche biellesi che si associano offrono un interessante spaccato della diffusione delle stesse nel nostro territorio: accanto a quelle scolastiche e di paese, e alla Biblioteca comunale di Biella, tante sono quelle degli enti associativi e mutualistici citati poco sopra:
Lega Arti Tessili di Valle Strona e Ponzone;
Società Operaia di Cossila San Giovanni;
Federazione Nazionale Edile di Torino;
Cooperativa Lavoranti in Legno Chiavazza;
Lega Metallurgica di Biella;
Società Generale Mutuo Soccorso Operai Biella;
Società Operaia di Pavignano;
Circolo Operaio di Veglio Chiavazza;
Magazzino Sociale di Andorno;
Società Cooperativa Mosso Santa Maria, borgata Crolle;
Circolo Educativo di Gaglianico;
Lega fra Calzolai e Pellettieri di Biella;
Lega Tessile di Biella;
Circolo Vinicolo di Aranco Sesia;
Unione Cooperativa Biellese;
Società di Mutuo Soccorso fra gli Operai di Ponderano.
Una sbirciatina allo Statuto della Federazione Italiana delle Biblioteche Popolari (disponibile grazie ad un opuscolo stampato a Milano nel 1911) fornisce i titoli di una ideale “bibliotechina circolante” di 60 opere che possa costituire un primo nucleo di qualunque biblioteca popolare, e chissà se i bibliotecari biellesi vi abbiano preso spunto per la loro opera di diffusione della lettura quale strumento di educazione; i titoli di questo gruppo non sono scelti a caso, ma bensì trattasi di libri «per ambienti dove la popolazione, non abituata alla lettura, deve essere guadagnata a questa salutare ginnastica dello spirito con libri facili e attraenti», libri «capaci di esercitare una viva attrazione sull’animo di lettori novellini ed avviarli a più sostanziose letture». Ed ecco che accanto ai grandi romanzi storici italiani e stranieri trovano posto anche capolavori di letteratura giovanile, come Collodi, Dumas e Malot, affiancati da manuali di storia semplici e da qualche di libro di efficacia educativa in svariati campi, dall’aritmetica all’igiene personale.
Alfredo Saraz, professore ed ispettore scolastico, convinto sostenitore della bontà dell’Unione Biellese delle Biblioteche Popolari, Scolastiche e Circolanti, all’assemblea generale già ricordata che ne sancisce l’istituzione così conclude il suo discorso: «Non sarà casa, per quanto isolata, o sepolta nelle valli, o sperduta fra i monti ove non giunga il Libro». Il Libro, investito dell’importante missione di educare le masse, emerge protagonista nel verbale con l’iniziale maiuscola.