Il Welfare nel Biellese. Assistenza, servizi e solidarietà dal Medioevo al XX secolo
- Il Welfare nel Biellese. Assistenza, servizi e solidarietà dal Medioevo al XX secolo
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- I Vercellone e le SOMS di Sordevolo
- Il welfare a Sordevolo
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- La Scuola Statale di Avviamento Professionale di Trivero: un esempio di welfare “misto”
Fin dal 1870 Quintino Sella, nella sua veste di ministro delle Finanze, aveva caldeggiato l’introduzione del servizio di raccolta del risparmio postale che fu approvato nel 1875 e divenne operativo dal 1 gennaio 1876.
Obiettivo del deputato biellese era quello di utilizzare il sistema degli uffici postali capillarmente diffusi sul territorio nazionale per raccogliere i risparmi delle classi meno abbienti, non avvezze a rivolgersi alle banche, e per educare gli italiani: «Un popolo vale quanto risparmia» disse il Sella durante il discorso di promozione della legge.
L’importo minimo per l’apertura era di 1 lira e il libretto di risparmio ebbe un successo immediato.
Nel “suo” Biellese Quintino Sella ne caldeggiava la diffusione grazie a interventi filantropici e con questa circolare
si rivolgeva alle sue conoscenze in questi termini:
«Resta ora che gli intelligenti ed i filantropi si adoperino a far conoscere a tutte le classi sociali la benefica istituzione che il Governo pose a loro portata, ed a far meglio apprezzare i vantaggi che, specialmente per i meno abbienti, ha il risparmio.
Uno dei mezzi atti a diffondere la conoscenza della istituzione mi parve esser questo, che ogni industriale o proprietario presso cui lavorano parecchi operaj, doni loro, senza distinzione di sesso o di età, un Libretto di Risparmio presso il contiguo Ufficio postale.
Basta perciò che gli industriali o proprietari mandino all’Ufficio postale l’elenco nominativo dei loro operaj e delle loro operaje colla tenue somma di UNA o più lire per ciascuno. Pochi giorni dopo l’Ufficio postale restituisce tanti Libretti di risparmio intestati ad ognuno degli operaj.
Esposi questo concerto ad alcuni industriali. Il pensiero fu accolto con tanta premura, che mi pare opportuno renderne informati anche altri distinti industriali e proprietari e con essi la S. V. III.ma in guisa da promuovere una specie di lega a favore del risparmio.
Quando anche la S. V. approvi questo ordine di idee, e si disponga ad attuarlo in favore de’ suoi operaj, io mi permetto di pregarla di volersi inscrivere nell’ annesso elenco, e notare ivi il numero di operaj e di operaje ai quali Ella darà il Libretto di risparmio, come pure l’Ufficio postale in cui esso verrà inscritto. Io sarò grato alla S. V. se vorrà avere la compiacenza di farmi tenere l’elenco sottoscritto prima del termine del corrente mese, onde la pubblicazione, che allora ne farei, possa essere più completa».
Immediata fu l’adesione del Lanificio Giovanni Battista Vercellone e Figli che stabilì la donazione di 100 libretti, 70 per gli operai e 30 per le operaie, in forza all’azienda.