Il Welfare nel Biellese. Assistenza, servizi e solidarietà dal Medioevo al XX secolo
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Il Lanificio Fratelli Fila di Coggiola, fondato nel 1911, è stata una delle aziende tessili più importanti e conosciute della Valsessera biellese, composta da due imponenti stabilimenti: il primo posto sul confine tra i paesi di Coggiola e Portula ed il secondo a Cossato. A fronte di ciò si può ben immaginare l’alto numero di operai a cui l’azienda doveva fare ricorso e, contestualmente, all’importanza dell’introduzione di iniziative volte a sostenere e fidelizzare il dipendente, e proprio su questo ultimo aspetto che sono state incentrate le ricerche all’interno del Fondo Fila conservato presso la Fabbrica della Ruota. I casi qui di seguito esposti, rigorosamente in ordine cronologico, ben illustrano le iniziative positive che questa azienda intraprese a favore dei suoi dipendenti tra il 1931 ed il 1943.
Primo caso: i quattro documenti, visibili qui di seguito, fanno parte della copiosa corrispondenza intercorsa tra il Lanificio Fratelli Fila e l’Ente Biellese Assistenza Operai. Risalgono al giugno 1931 e si riferiscono all’organizzazione del viaggio e del soggiorno, per i figli dei dipendenti, presso una colonia marina. In questo contesto spiccano più di altre le candidature e gli accordi per le visite mediche preventive che l’azienda stessa inviava all’ente con lo scopo di permettere che alcune sue operaie fossero accettate quali assistenti in colonia marina dato che queste ultime “abbisognano di cure marine” inoltre viene specificato che erano: “buone nostre operaie, intelligenti ed attive, che potrebbero lodevolmente assolvere le mansioni che loro affiderete”. Tutto ciò rappresenta una vera e propria raccomandazione che prova incontestabilmente l’interessamento dell’azienda verso la salute di queste sue operaie.
Secondo caso: l’interessamento dell’azienda per la salute dei suoi operai non si ferma alle sole colonie marine ma si estende a tutti qui casi dove si fosse reso necessario il suo intervento con lo scopo di tutelare la salute dei propri operai. Ne è un esempio quest’altro documento dove l’azienda si interessa al caso dell’operaio Zanone Giuseppe, il quale viveva solo ed in stato di indigenza (nel documento viene specificato che viveva di elemosina) nel gennaio 1935 contrasse una tubercolosi polmonare in forma grave. E benché fosse regolarmente assicurato, la sua pratica non procedeva per motivi non meglio specificati e perciò non veniva ricoverato come invece sarebbe dovuto accadere. L’azienda, nel febbraio 1935, contattò quindi la sede dell’Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale di Vercelli, ma quest’ultima non era evidentemente organizzata per la gestione di persone affette da TBC e tendeva a temporeggiare, ma visto e considerato il repentino peggioramento delle condizioni di salute del suddetto operaio venne contattata anche la sede di Torino per far sì che questa persona fosse, nel minor tempo possibile, condotta nel sanatorio più adatto, richiedendo inoltre il modulo per la riduzione ferroviaria a favore del malato e del suo accompagnatore. Non sono stati trovati i documenti che svelano come si sia concluso questo caso ma si può comunque osservare come l’azienda abbia utilizzato il suo nome e la sua importanza per smuovere una situazione che, se non risolta, avrebbe portato ad un epilogo tragico causato dalla latitanza degli enti preposti.
Terzo caso: l’azienda oltre alla salute si interessò al benessere dei propri operai nel senso più ampio del termine; ne è un esempio lampante questa lettera inviata alla sede della Coorte territoriale della Milizia Nazionale Forestale di Vercelli (facente parte della 4^ Legione della Milizia Nazionale Forestale) il 20 maggio 1943 con la quale l’azienda chiede l’autorizzazione per l’acquisto di 600 quintali di legna che verrebbe immediatamente pagata a saldo e rivenduta agli operai più bisognosi al prezzo d’acquisto in rate mensili rinunciando in questo modo non solo a qualsiasi tipo di guadagno economico ma, di fatto, chiudendo l’operazione in perdita se vengono considerate le ore lavoro atte alla logistica ed al trasporto del legname. È di notevole importanza il periodo in cui venne messa in atto questa iniziativa e cioè dopo quatto anni di guerra e a meno di quattro mesi dell’armistizio dell’8 settembre 1943, indiscutibilmente un periodo difficile e assai delicato dove le condizioni socio-economiche erano al collasso. Questa iniziativa, per i motivi sopra riportati, è la più rappresentativa del vero welfare aziendale trovata all’interno del fondo archivistico Fila.